Il pubblico premia la parola protagonista
- Nick Mummybook
- 26 ago 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Ieri sera, al Teatro Arbostella,“La signora e il funzionario”
Regia di Marcello Andria, in scena Enzo Tota e Marica De Vita
Indossa un abito stile Mondrian, se non fosse per la forma tonda di un enorme cuore rosso sul petto, una signora, con i piedi doloranti, che si è seduta a massaggiarsi le caviglie, in un ufficio ministeriale. Quando si accendono i riflettori, arriva il funzionario, che in quell’ufficio ci lavora. O, meglio, vorrebbe lavorare. Ma da solo. E allora chiede alla signora di uscire, nel rispetto di un ineccepibile regolamento, che non terrebbe conto di quale tortura possa infliggere ad una povera donna un paio di scarpe strette.
Di qui, battuta dopo battuta, passando da un’insinuazione ad un’allusione, da una verità generale ad una particolare, da ciò che si pensa a ciò che mai vorremmo ci cavassero di bocca, il dialogo tra i due si infittisce, in un’ora di spettacolo arguto, che è riflessione critica del mondo in cui viviamo e che squarcia il velo dell’ipocrisia, per agitarne i frammenti sulle labili certezze dell’interlocutore, come un fazzoletto rosso sotto il naso di un toro alla corrida. Un dialogo che vola alto, a tendere verso i più alti ideali, per poi picchiare nella profondità dei più reconditi pensieri.
La forza della parola è unica protagonista su una scena scarna: una scrivania, due sedie, un telefono e una borsetta. Non accade nulla, ma l’attenzione degli spettatori è massima, in un “tennis” tra domanda e risposta. A dimostrazione del fatto che a Salerno la cultura è possibile, c’è, ed è di altissimo livello!
Ieri sera, all’Arena Arbostella, la rappresentazione teatrale di “La signora e il funzionario” di Aldo Nicolaj, per la regia di Marcello Andria, che ha saputo adattare ai tempi odierni il testo del 1978: il reddito di cittadinanza, Amazon e il telefono cellulare, calati nell’opinione, generale e sempre viva, che lo Stato paghi profumatamente i suoi funzionari che, con il loro lavoro e con il loro “non lavoro”, fanno in modo che lo Stato non funzioni!
Sulla scena Enzo Tota, che, nella vita, vanta una lunga e brillante carriera nel cabaret e nel teatro in prosa e, sulla scena, 32 anni di indefesso ed onesto lavoro, sempre ad ingoiar bocconi amari. Nei panni della signora disinvolta e caparbia, Marica De Vita, docente di lettere classiche e relativamente nuovo e strabiliante talento teatrale.
La sintonia tra i due è perfetta. Sul filo del discorso corre, in equilibrio funambolico, un’intesa ed un’armonia che lasciano di stucco il pubblico. Nei toni delle voci, nelle movenze e negli sguardi, il risultato è eccezionale. Così il testo del commediografo degli anni ‘70, in una fresca serata di fine agosto, se non fa vibrare più tanto per la dicotomia politica, destra e sinistra, certamente fa riflettere sulla fiducia dell’altro, sul senso di responsabilità, sulla necessità di scegliere, chiunque siamo e qualsiasi cosa facciamo.
Nicoletta Tancredi


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